NON È SUCCESSO NIENTE!!!

19.04.2020

NON È SUCCESSO NIENTE!

Abitualmente utilizziamo questa frase per consolare il nostro bambino, solitamente dopo qualche piccolo incidente di percorso, magari stava correndo ed è inciampato ritrovandosi per terra in lacrime, o mangiando si è sporcato i vestiti, o si è fatto la pipì addosso e meravigliato da questo evento inaspettato si mette a piangere.

Utilizziamo questa frase come una toppa o un cerotto, come se con la bacchetta magica volessimo sollevare il bambino da quel fastidioso stato d'animo che lo sta assalendo, perché in fondo ciò che è appena accaduto è una cosa PER NOI banale e insignificante, ci dispiace davvero che il nostro piccolo ne sia così provato!

E allora "non è successo niente!"... e speriamo che queste parole magiche possano ripristinare la serenità.

Ma come stanno davvero le cose?

Il bambino viene influenzato da tutto ciò che lo circonda: modi di fare, modo di dire, modi di reagire alle situazioni.

Il tono di voce, la velocità con cui parliamo, le parole che utilizziamo, possono provocare nel bambino alcuni stati d'animo piuttosto che altri.

NON È SUCCESSO NIENTE!
Per prima cosa questa affermazione non corrisponde alla realtà! È successo qualcosa, eccome! In questo modo stiamo minimizzando e banalizzando quanto accaduto.

E non stiamo prendendo sul serio il bambino! La cosa che lui desidera maggiormente invece è SENTIRSI CAPITO.

Cosa fare allora? Dare spazio a quanto è successo, dare voce (o almeno tentare) all'emozione che il bambino prova.

Supponiamo che durante la colazione il bambino urti inavvertitamente la tazza, il latte si rovescia sulla tavola e sui vestiti, la tazza cade e si frantuma in mille pezzi.
O che correndo il bambino cada e facendosi male scoppi in un pianto inconsolabile. 

Voi con le più buone intenzioni, avete compreso che è stato un incidente e non volete assolutamente che il bambino ci rimanga male!

Se l'adulto rimanda un messaggio del tipo "NON È SUCCESSO NIENTE" sta cercando di mettere una toppa, ma non sta prendendo in mano la situazione.

Anche se in quell'esatto momento il bambino non esterna nulla esplicitamente (delusione, tristezza, sconforto, rabbia, frustrazione), se l'emozione che si è creata in lui è spiacevole, si potrebbero innescare meccanismi di scoraggiamento , che faranno sì che anche in altri contesti, per la paura di sbagliare, di non sentirsi capito, di infastidire il prossimo, di farsi male, di sporcarsi,  per non sentirsi imbarazzato o chissà quale altra possibilità, le sue azioni non saranno volte alla soddisfazione in prima persona del proprio bisogno oppure la crisi di pianto si protragga a lungo.

Situazioni che a noi adulti possono sembrare banali o innocue, in realtà possono segnare profondamente il bambino.

Il bambino potrebbe mettere in atto un meccanismo di difesa che fa sì che in futuro sia più inibito nello svolgere azioni o attività volte all'autonomia o al soddisfacimento dei propri bisogni.

Cosa può fare l'adulto allora quando ci si trova in certe situazioni?

Fermarsi e contare almeno fino a 30!

A mio avviso, ogni adulto che si relaziona con un bambino deve imparare a CONTROLLARSI, mettersi in una posizione di apertura e ascolto.

Ponderare se ciò che vorreste dire mette il bambino in condizioni di sentirsi accolto. Se la risposta è no... tratteniamoci!

Se la risposta è sì... Cosa dire e come dirlo?

Possiamo rimandare frasi che raccontino l'accaduto, anche sotto forma di domande, seguite da rassicurazioni veritiere.

“Stavi facendo colazione e per sbaglio hai urtato la tazza? Si è rovesciato il latte e la tazza si è rotta? Ti sei spaventato perché sei sporco e c’è stato un rumore inaspettato?
Hai ragione, chissà che fastidio questa maglia
sporca addosso! Ti va di andare insieme a cambiarci? A volte possono succedere cose inaspettate ma per fortuna possiamo rimettere a posto le cose!”  

"Stavi correndo per prendere la palla? Sei caduto e ti sei graffiato il ginocchio? Piangi perché ti fa male? Hai ragione la ferita può essere davvero fastidiosa. Ma siamo davvero fortunati, sai perché? Tra poco il dolore passerà e tornerai a giocare e a divertirti!"

Parole rassicuranti, tono pacato, sincero interesse per l'accaduto e per lo stato d'animo del bambino, non minimizzare la situazione, quando possibile ripristinare insieme la normalità, elementi che consentiranno al bambino di sentirsi compreso, accettato e sicuro di sé.

NON È SUCCESSO NIENTE, purtroppo per molti di noi fa parte ormai del corredo genetico, perché lo hanno sempre detto a noi e ci siamo convinti che abbia uno scopo nobile.

Iniziamo da questo momento in poi a modificare le nostre parole e osservare il bambino con occhi nuovi.